Polaroid 5
Aprile 1989
17 x 12 cm
21 pagine
11 euro
Di questo volumetto sono stati ultimati presso la Tipografia Artigiana cinquecento esemplari, cento dei quali contengono, fuori testo, una serigrafia di Jacopo Castellazzo, stampata a mano su carta Magnani di Pescia.
A cura di Massimo Raffaeli.
Boris Vian (Ville-dAvray 1920-Parigi 1959) autore di romanzi (Lautunno a Pechino, La schiuma dei giorni, Sterpacuore) di durissimi polizieschi (Sputerò sulle vostre tombe) di poesie, canzoni, opere teatrali e di mille altri testi estrosi e inclassificabili, è un maestro della patafisica e cioè dellarte delle soluzioni immaginarie in cui tragico e comico non solo convivono ma coincidono.
Questa pièce postuma (cfr. B.V., Petit Spectacles, Bourgois Editeur, 1977, pp. 17-37: opera buffa di cui rimangono altre due precedenti ed elaboratissime stesure) risale al 1951 e dunque al momento di più convulsa dispersione creativa di Vian, dopo il ciclo di Vernon Sullivan (suo doppio maledetto) e già ad un lustro da quel libro tenerissimo e devastante che è Lécume des jours. Malato di cuore, jazzista incallito, continua a soffiare dentro la sua trompinette e ad accumulare pagine, a migliaia. Entra di diritto nellarengo esclusivo dei patafisici grazie a Rayond Queneau; e una foto affianca la precoce stempiatura del neofita alla solenne grisaglia del Gran Satrapo del Collegio. È proprio Queneau a tenerlo a battesimo, formulando parole evidentemente non ancora adempiute: «(...) mais ce nest pas tout, car ceci nest rien encore: BORIS VIAN va devenir BORIS VIAN».
Massimo Raffaeli