OSL034
Compagnia Lombardi-Tiezzi

Antichi maestri

di Thomas Bernhard

Opuscoli Sandro Lombardi 34
Ottobre 2020
24 x 17 cm
50 pagine
11 euro

Stampato in cinquecento esemplari presso Grafica Sette di Bagnolo Mella (Bs).

Copione da Thomas Bernhard nella versione italiana di Anna Ruchat. Interventi e testi di Giuseppe Gherpelli, Federico Tiezzi, Fabrizio Sinisi. Un frammento di Jean-Paul Sartre. Undici fotografie di scena di Luca Manfrini. Due bozzetti di Gregorio Zurla.

Fondato nel 1972 a Firenze con il nome di Carrozzone, il gruppo teatrale di Federico Tiezzi e Sandro Lombardi si è segnalato sin dai suoi esordi come una delle realtà più interessanti e innovative nel panorama italiano ed europeo. Attraverso svariate metamorfosi (Magazzini Criminali, Compagnia Teatrale I Magazzini), la compagine fiorentina ha assunto nel 2001 il nome di Compagnia Lombardi-Tiezzi.

Che energia è quella che scorre in Antichi maestri? Si potrebbe dire: l’odio. Ma non basterebbe. L’odio è uno strumento e insieme una conseguenza: in Bernhard l’odio è sempre una forma di verifica. Qualcosa di simile a uno stress-test: si investe l’oggetto con un’onda ad altissimo voltaggio, e si guarda cosa regge e cosa no. Come lo stesso Bernhard scrive anche in Estinzione: «Non ce la caviamo più con la lettura, non più camminando avanti e indietro, non più guardando dalla finestra, e allora dobbiamo ricorrere ai nostri più cari e intimi amici per salvarci da uno stato d’animo impietoso. Questo osservo di continuo in me, che quando uno stato d’animo così impietoso arriva a impossessarsi più o meno completamente di me, io passo in rassegna una dopo l’altra tutte le possibili persone per farle a pezzi e massacrarle nella mia testa, disintegrare ogni cosa in loro, per salvarmi, e non lasciare di loro, più o meno, il benché minimo residuo positivo, per poter finalmente tornare a respirare». Antichi maestri si svolge in questo schema, che un adattamento teatrale non può che rendere un meccanismo quasi fatale: lo scarico verticale di un gesto disperante e urgentissimo, l’espulsione di una parola devastante come un’ondata radioattiva, che brucia tutto eccetto il necessario. Un odio che può essere inteso come una forma d’amore - se, come Bernhard lascia intendere fra le righe, si può amare solo ciò che è indubitabilmente vero. Lacanianamente, ciò che resiste - quello che resta. Come sempre, anche qui resiste poco o niente: l’amore per una donna, un tenace e inestirpabile desiderio di bellezza. Il resto viene spazzato via: si percorre il palcoscenico di Bernhard sempre come l’attimo dopo una tempesta - si emerge dai suoi assalti tenendo stretto qualcosa di salvato dalle fiamme. Ma forse proprio per questo ancora più prezioso.

Fabrizio Sinisi

OSL034
Luca Manfrini, fotografia di scena tratta dal volume