Interferenze 15
Aprile 1991
24 x 17 cm
95 pagine
13 euro
Di questo volumetto sono stati ultimati presso la tipolitografia Emmebigrafica cinquecento esemplari, cento dei quali contengono, fuori testo, una serigrafia di Felice Levini, stampata a mano su carta Kristall di Fedrigoni Verona.
A cura di Anastasia Pasquinelli. Quattro tavole di Felice Levini. Pubblicato in collaborazione con la Galleria Massimo Minini, Brescia.
Michail Alekseevic Kuzmin (1872-1936), nato a Jaroslavl, trascorse linfanzia a Saratov; la famiglia si trasferì quindi a Pietroburgo dove Kuzmin rimase fino alla morte. In questa città egli frequentò lUniversità e il Conservatorio, manifestandosi poi anche musicista di talento. Tra il 1895 ed il '97 compì due lunghi viaggi in Egitto e in Italia; al ritorno in Russia si recò nel nord del Paese per visitare alcune comunità di Vecchi Credenti, appartenenti ad una setta religiosa che praticava antichi riti cristiani misteriosi e pittoreschi. Nel 1904 entrò nel gruppo degli artisti del «Mir Iskusstva», e venne quindi in contatto con gli scrittori simbolisti raccolti intorno a V. Brjusov; questi lo invitò a collaborare alla nota rivista «Vesy» da lui diretta; tra il 1906 ed il '07 Kuzmin frequentò assiduamente la famosa «torre» di Vjaceslav Ivanov, che era in quegli anni uno dei principali centri letterari di Pietroburgo. Nel 1910, cessato «Vesy», Kuzmin iniziò a collaborare a «Apollon», la nuova rivista simbolista, dove apparve il suo famoso saggio «Della magnifica chiarezza»: dal mondo letterario del tempo esso fu considerato il manifesto di un nuovo movimento, il «chiarismo», mentre era invece semplicemente un invito a considerare larte come problema «tecnico», mettendo da parte una metafisica del simbolismo talvolta nebulosa. Scrittore molto fecondo, Kuzmin lasciò sei raccolte di versi, un volume di critica letteraria, una quantità di racconti e di rmanzi e varie opere teatrali: in un primo periodo la sua opera si ispira allarte alessandrina ed al romanzo greco (a questepoca appartengono le due opere qui presentate); in seguito compaiono temi esoterici o, altrimenti, di vita russa contemporanea. Le speranze che anche Kuzmin - come tutta lintelligencija russa del tempo - riponeva nella rivoluzione del '17 andarono deluse: negli anni seguenti egli venne gradualmente emarginato; nel 1928 pubblicò tuttavia la raccolta di versi che è considerata il suo capolavoro, «La trota rompe il ghiaccio». Malato di cuore, morì in miseria nel 1936.
Tra le molte voci che compongono la polifonica orchestrazione di queste opere, appare frequente quella ispirata alle Mille e una notte, dove realismo e fiaba si fondono gioiosamente; si rintraccia anche - sempre stilizzata - uneco da Jacques il fatalista di Diderot, cui Kuzmin pare alludere nella descrizione del naufragio veneziano di Aimé, il giovinetto le cui stravaganti avventure sembrano accompagnate dalle risonanze bizzarre del Till Eulenspiegel straussiano. La prosa limpida e raffinata di Kuzmin prefigura le linee stilistiche svolte da V. Nabokov o da J. Cocteau, nelle quali la finzione poetica appare come il prodotto di un divertissement intellettuale attuato attraverso uno straniamento creativo dove, in una visione trasparente, si colloca un«altra» dimensione del reale. La sorte di Kuzmin è stata spesso quella di veder scambiata la propria gaia, preziosa svagatezza per la manifestazione di unintrinseca debolezza. Le figure di queste sue opere, costruite con perfetta geometria poetica, propongono invece un invito, del tutto moderno, a misurarsi con linsostenibile leggerezza dellessere.
Anastasia Pasquinelli