Vincenzo Consolo
1999

"Sono forse il più vecchio dei piccoli editori (da quarantacinque anni faccio come meglio posso il mio mestiere) ma sono anche un maniaco bibliofilo, un autentico libridinoso" scriveva Vanni Scheiwiller nell’introduzione al catalogo della mostra Per il decennale delle edizioni "l’Obliquo" di Brescia, del novembre 1996. E lui certo, Vanni, continuatore dell’opera del padre, vedeva nel giovane Giorgio Bertelli, editore de l’Obliquo, un suo confrère, promotore e propugnatore di quella "piccola", e autentica e vera, letteratura trasversale, divergente dall’altra, verticale, che l’industria editoriale, man mano negli anni, dal Dopoguerra ad oggi, sempre più massiva e impositiva, nella sua verticale, violenta cascata rovesciava sul lettore, insieme e confusamente, letteratura e non-letteratura, verità e menzogna, necessità e superfluità. Vanni, il caro Vanni, da poco scomparso, che noi tutti rimpiangiamo. Pellegrino della cultura, della poesia, girava per questo nostro ineffabile Paese, sostando in ogni città, visitando ogni libreria. A Palermo, nella libreria Flaccovio dove tutti, in anni lontani, convergevamo, dove si poteva incontrare Tomasi di Lampedusa e Lucio Piccolo, Antonio Pizzuto e Leonardo Sciascia, Angelo Fiore e Antonio Castelli, i piccoli e piccolissimi libri del Pesce d’oro erano chiusi in una vetrinetta laterale, obliqua ai banconi centrali in cui s’ammassavano i libri della grande editoria. Scriveva ancora Vanni Scheiwiller nella introduzione sopra citata: "Per festeggiare le mie nozze d’oro coi libri, nel 2001 (ho iniziato diciassettenne neI 1951) conto di pubblicare il Catalogo dei libri che non ho pubblicato, delle occasioni mancate, delle speranze tradite, e sarà un catalogo bellissimo, tutto di libri bellissimi, senza paragone con quanto ho saputo realizzare". Non ha fatto in tempo, Vanni, a pubblicare quel catalogo, a festeggiare quelle sue nozze d’oro coi libri. Ma ci ha insegnato, il sagace editore milanese, che la linea obliqua proietta un dorato riflesso, lascia immaginare gli Elisi poetici in cui ancora e sempre ci si può inoltrare. Così è per il valoroso Giorgio Bertelli, così si può vedere in questa mostra d’oggi delle Edizioni de "l’Obliquo", nei necessari, preziosi libri che egli in questi quindici anni ha stampato. Questa sua linea "obliqua" ha anch’essa un dorato riflesso, un Catalogo dei libri che avrebbe voluto e non ha potuto pubblicare. "La storia dell’editoria è composta non solo di libri realizzati, ma anche di progetti e di discorsi che, per un motivo o per un altro, non sono potuti diventare libro concreto. Eppure è come se quelle pagine che il tempo non ha permesso di comporsi fossero state realmente scritte e incise da un piombo che non lascia segni di scrittura, ma vibra anche dentro la memoria" questo scrive Fulvio Panzeri in occasione della mostra Giorgio Bertelli: testi e tavole, del novembre 1994, alla Biblioteca Sormani di Milano. E scrive ancora di un catalogo progettato, di una utopia di libri, di libri ancora in forma di pensiero, di sogno. Primo fra tutti, in quel catalogo progettato da Bertelli, c’era stato Pier Vittorio Tondelli, che il destino ha voluto non entrasse nel catalogo realizzato, e tanti, tanti altri ci sono, compreso chi qui scrive, che solo per ignavia, per indolenza non ha varcato ancora il confine che separa il desiderio e la realtà.
Ma c’è qui intanto una clamorosa e affascinante realtà, la concretezza del catalogo delle Edizioni de "l’Obliquo", edizioni articolate nelle collane di Interferenze, che inizia con Fortini e prosegue con Conrad, London, Busi, La Capria, Kipling , Mérimée, Céline, Genet...; di Polaroid, che annovera Magrelli, Queneau, Vian, Artaud...; di Ozî, con i poeti Scarabicchi, Lolini, Ramat, Machado...; e infine di Fuori collana, con Lautréamont, Savinio, Betocchi...
Volumi spesso arricchiti, ancor più impreziositi dai segni - disegni, tavole - di validi artisti, dallo stesso Bertelli a Salvo, Schifano, Boetti, Paolini, Garutti, Martegani, Verkerk, Pusole, LeWitt, Ontani, Accardi...
Ecco l’essenza di questa "obliquità" che Bertelli, con ottimismo, entusiasmo e caparbietà ha saputo creare: tanto più importante, necessaria oggi questa editoria "obliqua" quanto più l’editoria verticale, la prepotente industria editoriale tende ad omologare e a far smarrire il lettore, a porre tutto in una deprimente orizzontalità di senso, di valore, in cui sembra non voler lasciare spazio alle divergenze: alla verità della scrittura, della letteratura, della poesia.

tratto da: L’Obliquo (1985-2000), Medusa, Milano 1999