POL039
Antonin Artaud

Lettere del grande monarca

Polaroid 39
Aprile 2004
17 x 12 cm
77 pagine
ISBN 8888845119
11 euro

Di questo volumetto sono stati ultimati presso la Tipolitografia S. Eustacchio trecento esemplari, sessanta (50+X) dei quali contengono, fuori testo, una puntasecca di Guido Strazza, stampata a mano con torchio calcografico su carta Graphia Sicars nella stamperia Il Bulino di Roma.

A cura di Pasquale Di Palmo. Un ritratto fotografico di Antonin Artaud.

Le lettere scritte dal manicomio di Rodez costituiscono uno dei capitoli più avvincenti dell’opera smisurata di Antonin Artaud (Marsiglia, 1896 - Ivry-sur-Seine, 1948) che si configura sempre più, per la sua versatilità ed autenticità, come una delle esperienze fondamentali del Novecento. Redatte in condizioni spesso disumane, queste lettere - di cui si offre in questa sede una breve ma significativa selezione - rappresentano uno dei punti più estremi e drammatici nel percorso intellettuale e umano di Artaud, toccando momenti di una visionarietà allucinata e surreale che documenta la straordinaria capacità di ritrovare, attraverso un linguaggio che conosce i toni esaltati e profetici della più vera poesia, un metodo terapeutico che possa contrastare sia la follia sia le aberrazioni derivanti dalla psichiatria più retriva. La raccolta, il cui titolo, Lettere del Grande Monarca, prende spunto dal progetto di un libro che Artaud non riuscì mai a realizzare, è curata da Pasquale Di Palmo, di cui ricordiamo le traduzioni artaudiane di Poeta nero (2000), Sul suicidio (2001), Poesie della crudeltà (2002), Io sono Gesù Cristo (2003) e Lettres du délire / Lettere dal delirio (2003).

Io non sono più Antonin Artaud perché non ho più il mio io, né la sua coscienza, né il suo essere, nonostante sia nel mio stesso corpo quanto lui e che civilmente e legalmente porti il suo stesso nome e che questa lettera sia firmata con tale nome perché in questa terra non posso averne altri. D’altronde mi ricordo di tutta la sua vita punto per punto ma so che in realtà non l’ho vissuta e credo che soltanto una certa memoria fisiologica mi sia rimasta perché io sono nel mio stesso corpo ma la mia coscienza è quella di un altro, misconosciuto da tutti e che il mondo si accinge a rinnegare. Le vite successive esistono, ma chi per caso commette l’errore di ricordarsene pubblicamente e di dichiararlo viene incarcerato, torturato, costretto alla camicia di forza, avvelenato e trattato in seguito come se fosse afflitto da mania di persecuzione, da delirante e allucinato quando si lamenta. È quello che mi è accaduto.

POL039
Guido Strazza

Puntasecca
160 x 110 mm
50+X esemplari firmati e numerati