INT028
M. Karagatsis

L’uomo con il polmone

e I POLIPETTI

Interferenze 28
Dicembre 1994
24 x 17 cm
40 pagine
13 euro

Di questo volumetto sono stati ultimati presso la tipolitografia La Grafica cinquecento esemplari, sessanta dei quali contengono, fuori testo, un’acquaforte di Josef Hnìzdil, stampata a mano con torchio calcografico su carta Magnani di Pescia.

A cura di Katerina Papatheu.

M. Karagatsis, pseudonimo di Dimitris Rodòpulos, nacque ad Atene nel 1908. Singolare esponente della «generazione degli Anni Trenta», pubblicò numerose opere, tra studi storici, romanzi, racconti e biografie romanzesche, spesso di ispirazione freudiana e influenzati dal naturalismo di Balzac. Oltre che scrittore, è stato traduttore e drammaturgo. Collaborò con molti giornali e periodici, dove pubblicò articoli di argomento letterario, storico, di viaggio, politico e giornalistico. Allo scoppio della guerra civile (1946) fu corrispondente politico, e alla fine del conflitto fu invitato in Inghilterra dal British Council (1949) e negli Stati Uniti dallo State Department (1950). Viaggiò a lungo all’estero come giornalista: in Italia, in Francia, in Austria, in Ungheria, in Turchia, in Egitto e nell’Africa Orientale. Nel 1956 ricevette il Premio Nazionale del Racconto. M. Karagatsis morì nel 1960.
Tra le opere principali ricordiamo Il colonnello Liapkin (1933), Il sinassario dei peccatori (1936), La Chimera (1936), Jungermann (1938), La processione degli empi (1940), L’isola perduta (1943), Storia notturna (1943), Il «kotzàmbasi» di Kastropirgo (1944), Il grande sonno (1946), Capitano di fregata Vassilis Laskos (1948), La morte e Teodoro (1954), La busta gialla (1956), Sergio e Bacco (1959).

Di questi racconti solo il ritmo è diverso. Nel primo, le frasi concentriche, lunghe, quasi esitanti, sembrano via via arrestarsi, rinvigorirsi, quindi assottigliarsi, ravvivarsi di nuovo, per poi arrestarsi ancora: immagini, emozioni, pensieri, seguono lo stesso spasimo di una sensibilità sofferta, come se il pensiero del narratore, divagando, in realtà riflettesse ancora su cosa narrare, o cercasse quasi di arrestare la sua voce interiore. Nel secondo, al contrario, il ritmo è veloce, scandito dall’uscire e rientrare del protagonista nella taverna, dal suo continuo implorare e rassegnarsi, dagli scatti irascibili e nervosi di chi gli sta attorno. Una diversità, tuttavia, solo apparente se si considera che quest’ultimo racconto era anche un testo teatrale.

Katerina Papatheu

INT028
Josef Hnìzdil

Acquaforte
225 x 160 mm
50+X esemplari firmati e numerati