INT027
Leonid Andreev

Il riso rosso

FRAMMENTI DI UN MANOSCRITTO RITROVATO

Interferenze 27
Dicembre 1994
24 x 17 cm
59 pagine
13 euro

Di questo volumetto sono stati ultimati presso la tipolitografia La Grafica cinquecento esemplari, sessanta dei quali contengono, fuori testo, un’acquaforte di Helena Horàlkovà, stampata a mano con torchio calcografico su carta Magnani di Pescia.

A cura di Paolo Galvagni.

Leonid Nikolaevic Andreev nasce a Orël (Russia centrale) nel 1871. La sua famiglia appartiene alla piccola intelligencija di provincia. Il padre muore quando egli è in giovane età. Vive quindi poveramente, ricevendo tuttavia l’istruzione medio borghese al ginnasio di Orël. Già nell’adolescenza nasce il suo amore per la letteratura (Dickens, Poe, Tolstoj).
Nel 1891 si iscrive all’università di Pietroburgo, per poi passare a quella di Mosca, dove nel 1897 si laurea in legge.
Intanto inizia a scrivere. È del 1892 il suo primo racconto pubblicato. La carriera legale non dura a lungo, in quanto è presto accolto dalla stampa letteraria. Nel 1900 la sua fama appare già consolidata. Uno dei primi a incoraggiarlo è Maksim Gor'kij. Viene salutato come l’astro nascente del nuovo realismo russo.
Dopo avere iniziato come narratore, affronta anche il teatro.
La duplice attività di narratore e drammaturgo continuerà per tutto il suo percorso creativo.
I primi anni del '900 costituiscono il periodo migliore della sua vita: è sposato felicemente, è circondato da ammiratori, e ogni suo nuovo libro gli procura fama e denaro.
Negli anni della stagnazione, che segue la rivoluzione fallita del 1905, egli è alla guida della casa editrice "Skorpio" [Lo scorpione] che pubblica opere dei realisti del gruppo "Znanie" [La conoscenza] di Gor'kij, e opere dei simbolisti legati alla rivista "Vesy" [La bilancia].
Ma con la perdita della moglie nel 1906 Andreev comincia ad avvertire un senso di vuoto e tristezza. Si dà agli stimolanti e all’alcol.
Dopo il 1908 la fama di Andreev è in declino. Tra i suoi detrattori ora vi sono non solo gli esponenti della vecchia generazione, ma anche le nuove scuole letterarie.
La tendenza realistica delle opere iniziali svanisce per lasciare posto a una vena pessimistica. Le opere di questa seconda fase sono dominate da un senso di disperazione: vana è la vita, l’unica realtà è la morte.
Declinano anche il talento e la personalità. La prima guerra mondiale gli offre un nuovo stimolo che lo risveglia alla vita. Si unisce alla propaganda patriottica.
Andreev non saluta la rivoluzione d’ottobre. A differenza di Gor'kij e Majakovskij, non si fa paladino del nuovo potere.
Trascorre l’ultima parte della vita in solitudine, in Finlandia. Muore nel 1919.

Il riso rosso, terminato nel novembre 1904, e pubblicato nel 1905 in uno degli almanacchi del gruppo Znanie [La conoscenza], è dedicato alla disastrosa guerra russo giapponese del 1904. In questo racconto non va cercata la verità storica. E non solo perché l’autore non ha combattuto in Oriente.
Egli non è interessato ai fatti concreti, alla cause e agli effetti del conflitto, ma alla guerra per se stessa.
Il racconto certamente è un tremendo atto d’accusa alla guerra. Ma può essere anche letto alla luce del profondo pessimismo andreeviano. Il messaggio di quest’opera, secondo il Mirskij, è negazione e nichilismo. Tutto è vano: la vita umana, la società, la morale. E l’unica realtà è la morte. La guerra quindi diventa simbolo della condizione umana. L’umanità appare in preda a una follia collettiva. "Il manicomio è la nostra patria!" - afferma il dottore impazzito.
Ne Il riso rosso arriva a maturazione uno stile improntato all’espressionismo: spezzato, aspro, dominato da tensione e concentrazione.

Paolo Galvagni

INT027
Helena Horàlkovà

Acquaforte
230 x 160 mm
50+X esemplari firmati e numerati