INT025
Claude Simon

L’invito

Interferenze 25
Dicembre 1993
24 x 17 cm
53 pagine
13 euro

Di questo volumetto sono stati ultimati presso la tipolitografia Emmebigrafica cinquecento esemplari, cento dei quali contengono, fuori testo, una fotografia acquerellata a mano di Amedeo Martegani.

A cura di Marco Ferri. Quattro tavole di Amedeo Martegani. Pubblicato in collaborazione con la Galleria Massimo Minini, Brescia.

Nato nel 1913 a Tananarive (Madagascar) da genitori francesi, Claude Simon trascorre l’infanzia a Perpignan e studia a Parigi, seguendo anche dei corsi di pittura. Partecipa alla guerra di Spagna (1936) e alla battaglia della Mosa (1940). Nel '45 pubblica il primo romanzo, Le Tricheur, ma l’esordio dello stile-Simon è con Le Vent del 1957.
Seguono La route des Flandres (1960), Histoire (1967), Les Géorgiques (1981) e recentemente, dopo l’assegnazione del Nobel (1985), L’Acacia (1989). In italiano le sue opere sono state tradotte da Einaudi: L’erba, La strada delle Fiandre, Il Palace, Storia, Trittico, La battaglia di Farsalo. È imminente l’uscita de L’Acacia.

Amedeo Martegani è nato nel 1963 a Milano, dove vive e lavora. Inizia, come molti giovani della sua generazione, con la mostra alla Brown Boveri (Milano, 1985), nelle grandi sale della fabbrica dismessa.
Sostenuto all’inizio del suo lavoro da Corrado Levi (artista e docente di Composizione ad Architettura), nel cui studio espone alcune volte, è invitato a "Cangiante", PAC Milano, 1986.
È invitato alla Biennale di Venezia del 1992.
Il suo lavoro ci porge immagini del quotidiano, filtrate e modificate da tecniche ed artifici che conferiscono uno scarto inatteso alla visione.

Arrivati di fronte al mausoleo si fermarono con un battito di talloni e, ruotando di un quarto di giro sulla sinistra, mostrando il viso, i sottufficiali tra le due guardie e un poco più indietro, i cinque uomini (i due del cambio di guardia, i due in piedi a lato dell’entrata, aspettando di essere rilevati, e il sottufficiale) perfettamente immobili finché, senza che risuonasse alcun ordine, i due soldati del cambio di guardia marciando con un passo meccanico, immobilizzandosi un attimo, poi effettuando ognuno un quarto di giro in modo che si trovarono faccia a faccia con le due sentinelle ancora rigide che, allorché l’orologio sulla porta del Salvatore finì di battere quattro colpi, fecero rapidamente saltare nella mano sinistra il calcio dei loro fucili, all’altezza dell’anca, effettuando anche un quarto di giro, la schiena al mausoleo adesso, mettendosi in movimento, discendendo i gradini con lo stesso passo da automi di quelli che li rimpiazzavano, avanzando di due passi, girando sul dorso, simultaneamente effettuando un mezzo giro, faccia a faccia adesso vicini all’entrata, lasciando allora ricadere i loro fucili, i calci urtando sulle piastre di marmo, il rumore confuso dei due tonfi, e immobilizzandosi.
I due uomini che smontavano il turno di guardia piazzandosi a fianco del sottufficiale, girando tutti e tre con lo stesso movimento verso sinistra, senza che risuonasse alcun ordine, la guardia di destra lanciando allora una gamba in avanti, molto alta e rapidamente, passando tra il sottufficiale e il mausoleo, arrivando all’altezza dell’altra guardia, che lanciò in avanti una gamba allo stesso modo, il sottufficiale regolando il passo, i tre uomini insieme, le suole chiodate martellando il lastrico di marmo, facendo oscillare le braccia destre alla cadenza del passo, le mani guantate di bianco lanciate molto indietro, ritornando poi all’altezza del calcio dei fucili e quindi di nuovo indietro, il fucile verticale appoggiato alla mano sinistra, busti eretti, le baionette scintillanti al sole mentre costeggiavano l’alto muro di mattoni rossi con le merlature sagomate ad ala di piccione, passando davanti alle tribune vuote, ai piccoli abeti piantati a gruppi di tre lungo il bastione dove sotto piastre di marmo riposano allineate parallelamente le mummie imbalsamate degli antichi rivoluzionari con le loro fronti da professori, le cravatte annodate alla meno peggio, gli occhi chiusi dietro i pince-nez, le loro facce finalmente serene, placate, la labbra ormai chiuse.

INT025
Amedeo Martegani

Fotografia acquerellata a mano
105 x 145 mm
Firma e numerazione a grafite sul retro